Il progetto BE HELP-IS attraverso le azioni riservate alla prevenzione nelle scuole dei diversi ordini e gradi, vuole contribuire alla costruzione di percorsi relazionali alternativi che valorizzino le differenze di genere e le pari opportunità, sfruttando la naturale curiosità e la voglia di sperimentare dei bambini nell’incontro con l’altro.
Nella scuole primaria è partito il progetto “DIVERSI Sì, MA TUTTI UGUALI” di educazione alle pari opportunità, che coinvolge alunni, insegnanti e genitori.
Nella
prima fase, circa 90 alunni delle classi prime di una delle scuole
primarie coinvolte nel progetto, stanno sperimentando l’origine degli
stereotipi, il confronto sui diversi punti di vista e il rispetto
reciproco nella relazione tra uomini e donne, attraverso attività
laboratoriali. Negli incontri svolti fino ad ora, i bambini sono stati
molto accoglienti, interessati e curiosi, hanno posto domande, fatto
osservazioni simpatiche ma significative, partecipando volentieri alle
attività proposte, come circle time, simulate e giochi guidati. Dalla
condivisione, in classe, sono emersi alcuni stereotipi di genere legati,
ad esempio, al mondo dei giocattoli e dei mestieri, ma gli stessi
bambini hanno dimostrato una grande capacità di andare oltre,
sviluppando una familiarità con le tematiche trattate, attraverso
un’attenta valorizzazione delle pari opportunità nei compiti e nei ruoli
di tutti i giorni.
Contemporaneamente
il percorso vede coinvolti anche i genitori e gli insegnanti e anche
per loro sono stati già realizzati i primi incontri.Gli insegnanti si
sono da subito messi in gioco sia durante gli incontri di classe sia nei
momenti riservati esclusivamente a loro, in un percorso di
ricerca-azione con l’obiettivo di produrre e testare modelli
sperimentali da poter riproporre anche per gli anni successivi. Con il
prossimo incontro i docenti saranno chiamati ad analizzare i libri di
testo per verificare l’eventuale presenza di stereotipi e messaggi
sessisti. Mentre ai genitori è stato riservato un primo appuntamento
conoscitivo e informativo riguardo al percorso che svolgeranno i loro
figli, e seguiranno altri due incontri di approfondimento collegati alle
attività proposte ai bambini. Nei prossimi mesi verranno attivati i
laboratori anche nelle altre scuole raggiungendo così, in totale, circa
180 bambini di età compresa tra i 5 e i 7 anni, con i quali verranno
sviluppati anche temi quali le espressioni delle emozioni, in
particolare della rabbia, la conoscenza di sé e dell’altro e le pratiche
di cura presenti in famiglia.
Attraverso il contesto scolastico è, dunque, possibile promuovere una cultura di genere capace di valorizzare le differenze tra il maschile e il femminile, educando bambine e bambini ad una relazione autentica e positiva sperimentando l’incontro con l’altro come occasione di apprendimento e confronto reciproco. Solo al termine del percorso gli operatori potranno avere un riscontro effettivo del lavoro svolto con gli insegnanti, attraverso l’elaborazione di un quaderno operativo che introduce nella didattica il tema dell’educazione di genere.
Il progetto DAGLI STEREOTIPI AI PUZZLE DI GENERE, attività
di sensibilizzazione e prevenzione della violenza e degli stereotipi di
genere nelle scuole secondarie di primo grado,viene invece proposto
alle classi terze delle scuole medie inferiori, attraverso interventi
psicoeducazionali che si propongono di aprire una discussione con i
ragazzi e le ragazze sugli stereotipi di genere tra maschi e femmine
avviando, attraverso modalità interattive e laboratoriali. A gennaio si
sono svolti gli incontri formativi-informativi nelle 3 scuole di
Mercogliano, Monteforte e Forino coinvolgendo 225 alunni delle 15 classi
terze.
Sin dall’inizio si è creato un clima piacevole ed accogliente, adatto ad instaurare un confronto, un dialogo aperto e spontaneo, per far emergere e condividere opinioni e stereotipi personali. I ragazzi hanno avuto la possibilità di confrontarsi tra loro sulla rappresentazione sociale che hanno degli stereotipi di genere e informarsi ponendo quesiti alle relatrici, nella maggior parte dei casi in maniera spontanea. Attraverso un breve questionario si è cercato di acquisire informazioni sul radicamento di alcuni stereotipi di genere nei ragazzi/e di 13 anni e se abbiano annullato o meno le caratteristiche tipicamente maschili e femminili.
Il contatto diretto con i ragazzi/e delle classi terze medie ha ribaltato le aspettative degli operatori coinvolti: ai ragazzi/e di 13 anni non erano completamente chiari i vari aspetti della violenza di genere, la maggior parte di loro, pur avendo le idee abbastanza chiare su violenza fisica, psicologia e sessuale e sulla pratica dello stalking, non era a conoscenza né della violenza economica, né di quella assistita. In merito a quest’ultima alcuni hanno avanzato domande come “Vuol dire che un vicino di casa assiste alla violenza?” e, quando è stato spiegato loro il vero significato, sono seguiti alcuni attimi di riflessione e purtroppo qualcuno ha riportato la propria esperienza ponendo anche numerose domane proprio perché coinvolto personalmente. Uno dei risultati raggiunti è stato, dunque, proprio quello di dare una definizione a ciò che alcuni di loro, magari inconsapevolmente, vivono tra le mura domestiche, rendendoli maggiormente informati sull’esistenza di altre forme di violenza, oltre a quelle da loro conosciute, e sulla possibilità di chiedere aiuto ai Cav.
Per svolgere l’ultima attività interattiva la classe è stata divisa in maschi e femmine e a tutti e due i gruppi sono state consegnate delle carte stimolo (rosa per le femmine e blu per i maschi). Ogni carta aveva una parola rappresentante ruoli professionali (es. meccanico, giornalista, infermiere/a, medico, avvocato…) e caratteristiche psicologiche (sensibile, maleducato/a, comprensivo/a…). Con l’aiuto di due puzzle colorati, uno con la sagoma di Tarzan e uno con quella di Jane, è stato chiesto ai ragazzi di esprimersi attribuendole al genere maschile, a quello femminile o ad entrambi e di riferire le motivazioni a proposito delle scelte effettuate. Prendendo spunto dai poster alla lavagna, che simbolicamente hanno raccolto i loro stereotipi, è stata avviata una discussione sulle pari opportunità.
È
stato interessante il risultato ottenuto: molti, in particolare
ragazze, non pensavano neanche di possederli. Vedere molti più foglietti
rosa, quelli distribuiti alle femmine, attaccati vicino alle figure di
Tarzan e Jane e non centrali come si sperava, ha fatto riflettere su
come, talvolta, siano le stesse ragazze a pensare di non poter svolgere
determinate professioni poiché secondo loro appartenenti esclusivamente
al sesso maschile, o ad attribuire caratteristiche personali ad uno solo
dei due sessi (femmine più emotive e sensibili, maschi più forti e
indipendenti). In questo caso il compito delle relatrici è stato quello
di avviare una discussione sulle pari opportunità che ha portato
soprattutto le ragazze ad una conoscenza esatta del concetto di “pari
opportunità”: ora sanno che chiunque possiede determinate
caratteristiche e può svolgere qualsiasi professione seguendo sogni e
aspirazioni personali.
Il riscontro finale del lavoro svolto avverrà con la presentazione del report che analizza i questionari sottoposti ai ragazzi/e e con l’ultima attività: la costruzione dei puzzle che i ragazzi/e faranno insieme ai loro docenti di arte permetterà una ulteriore verifica dell’apprendimento dei messaggi lanciati dalle attività del progetto, al fine di contribuire alla decostruzione degli stereotipi di genere.